Similitudini
Credo che conoscete ormai le vicende che hanno come protagonisti le due persone in foto ,mi sembra anche inutili ritornarci ,se non per una considerazione, o meglio, un esperimento
Proviamo mettere alla foto una maschera in modo che non si possa capire ne il sesso e ne l’etnia e/o colore della pelle, lo stesso facciamo con le vittime, mettiamo una maschera pure a loro … i due gesti violenti, anche se molto diversi tra loro, sarebbero condannati all’ unanimità
Proviamo a levare la maschera, la situazione cambia in modo radicale
Cambia che, nei vari commenti sui social, nei media, nei giornali si aggiungeranno i se e i ma, e si noterebbe una differenza
La differenza sarebbe che, mentre nel caso della ragazza fatta a pezzi (da ricordare un film Horror) , non c’è nessuna (e io aggiungo “e ci mancherebbe”) giustificazione del gesto fuori che qualche rara voce “buonista” , nel caso del lettore del Mein kampf sono molte più le voci di giustificazione e di aiuto (forza nuova, ad esempio, paga le spese processuali ) di solidarietà ,sopratutto nel web, e si legge di “esasperazione”, “Ormai non ne possiamo più”, “Doveva prendere meglio la mira” ecc ecc
Sapete cosa ricorda? Ricordano i vari commenti quando, ad uccidere, è una “lei”
Ho sempre sostenuto che femminismo e ideologia di destra vanno a braccetto, questa considerazione non fa altro che aumentare miei dubbi e che il femminismo ormai (lo è sempre stato) trasversale all’arco politico
Quando si sveglierà una parte politica?
“Ho sempre sostenuto che femminismo e ideologia di destra vanno a braccetto, questa considerazione non fa altro che aumentare miei dubbi e che il femminismo ormai (lo è sempre stato) trasversale all’arco politico“
Assolutamente d’accordo. Direi più con partiti e pensieri xenofobi!!!
Il femminismo va a braccetto con le donne. Punto.
E’ utile cominciare a metterselo in testa.
Da sedicente movimento egualitario (io non l’ho mai creduto) s’è trasformato in movimento sindacale.
Un sindacalismo di genere, interclassista ma fondamentalmente borghese.
Il femminismo nasce nel seno della borghesia, adottato e poi fatto suo dalla sinistra intellettuale.
Da questa genesi, dipende la capacità d’intersecare praticamente tutti i partiti.
A dispetto dei proclami il femminismo è diventato col tempo un gigantesco e pervasivo sindacato confederale delle donne, impegnato quotidianamente a rastrellare vantaggi specifici, utilità, benefici, prebende.
Per se stesso. Non per tutti. C’è un ritardo da colmare vien detto.
L’egualitarismo (semmai) verrà dopo (quando?)
Il metodo è quello del lobbismo, della pressione politica, mediatica, principalmente verso l’azione parlamentare (in Italia come nel resto del mondo) poiché il femminismo ha bisogno delle leggi dello stato.
L’emancipazione s’è risolta infine nel passare dalla protezione del marito alla protezione dello stato (norme, divieti, sanzioni, direttive, fondi, quote…).
L’obiettivo ormai dichiarato è aumentare il potere femminile.
Potere.
Null’altro.
Di qualsiasi natura e forma sia.
Con ogni mezzo.
La vittimizzazione è solo uno tra i tanti.
Sicuramente quello più efficace.
Il femminismo s’è garantito la spinta micidiale della politica (tutta) e dei media (la stragrande maggioranza).
Entrambe (politica e media) ne hanno bisogno. C’è un interesse reciproco.
In alcuni tratti si sovrappongono.
Sono la stressa cosa. Il femminismo li ha ormai colonizzati.
E li dirige.
In campo anche il braccio armato della magistratura (fondamentale).
Persino l’istituzione ecclesiale infine s’è dovuta piegare alle tematiche femministe (sentire il Papa parlare di gender pay gap fa riflettere).
L’economia globalizzata poi s’è accodata più che volentieri al femminismo.
E lo traina.
Ben volentieri ne finanzia ogni attività, specie quelle propagandistiche.
Le grandi agenzie internazionali (ONU, FAO, FMI, OCSE…) ne garantiscono il raccordo internazionale e influenzano i governi.
Sia chiaro: tutto assolutamente legale.
Nessuna norma è violata (essendo oltretutto spesso scritte apposta).
Solo legittima (ma opponibile) dinamica sociopolitica.
Costruzione di rapporti di forza.
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Però c’è un ma…
Ogni sindacato, ha una controparte contro cui lotta.
In questo caso si vuol far credere che sia il maschilismo.
Il maschio dominante.
Falso.
Il nemico è il maschile intero.
Al conflitto di classe s’è sostituito il conflitto di genere.
Molti uomini lo subiscono senza averne piena consapevolezza, causa la natura non esplicita dell’attacco (prendere di petto l’anima degli uomini è sempre rischioso).
Storditi e confusi, inconsapevoli, la stragrande parte di loro, sono in attesa di prendere coscienza e di regolarsi di conseguenza (in molti han già provveduto, come testimonia questo spazio).
Questo è il punto vero: il maschile, dovrà cominciare suo malgrado a costruirsi una specificità politica, autonoma da tutto il resto. E non necessariamente partitica…anzi, tutt’altro: sarebbe uno sbaglio madornale. Almeno in questa fase.
L’obiettivo è la presa di coscienza di se.
Ne più ne meno di quello che fece Marx con il proletariato.
Costruzione di una coscienza collettiva.
Sono totalmente d’accordo e specifico che la figura del maschilismo nasce solo alla nascita del femminismo.
La femminista Linda Laura Sabbadini, l’autrice dell’indagine ISTAT del 2006, “Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia”, affermò:
“…“c’è l’urgenza di istituire e attuare meccanismi di limitazione della presenza maschile al potere”.
Questa dichiarazione svela la vera strategia del femminismo (la Sabbadini non è figura secondaria).
Non già aumentare le quote di potere (sociale) disponibile, in modo tale che ognuno ne abbia a godere, come suggerirebbe un’autentica azione progressista.
Ma sottrarlo ad uno (il maschile), per cederlo all’altro (il femminile) attraverso una semplice occupazione degli assetti di potere esistenti (tipo la Marcegaglia in Confindustria tanto per non far nomi).
In questo modo si ottiene con una singola azione un doppio favorevole risultato.
Come sempre avviene i primi trasferimenti di potere “vero” spettano alle élites (come la Lagarde al FMI tanto per non fare esempi).
Il non detto, che sottintende, questa ipotesi è che il potere maschile è nocivo per le donne.
Se fosse vero, dobbiamo desumere che il potere femminile lo sarà per il maschile.
Da questo assunto, nasce il dovere per il maschile di accettare il conflitto di genere.
Anche perché se pure decidi di non parteciparvi, verrai presto o tardi chiamato in causa.
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E non c’è da farsi illusioni che possa trattarsi d’un conflitto pacifico ed esclusivamente dialettico.
Non violento.
La cronaca di tutti i giorni lo sta testimoniando.
Naturalmente, violenza al femminile.
Niente rosso sangue…